Il 6 e 7 luglio si è svolta a Roma, presso l'isola Tiberina, la manifestazione Un'isola del Giappone: Cinema, Cibo e Musica.
Organizzato dal Comune di Roma, dall'Ambasciata del Giappone, dall'Istituto di cultura giapponese e dalla JRO (japan restaurant organization).
Non potevano mancare le autorità che per l'occasione hanno indossato le giacche create appositamente da una nota stilista giapponese, nei colori verde, bianco e rosso, in omaggio alla nostra bandiera (nella foto, l'Ambasciatore H. Ando, il Sindaco di Roma e la stilista).
L'occasione è stata ghiotta per assaggiare le prelibatezze giapponesi, presentate da 6 ristoratori della capitale, tra cui il sushi degli amici della Bottega di Raffello (nella foto in alto), Doozo, Kasekura, Sushisen, Hamasei e Taki. Non poteva non mancare sakè, tè verde e birra giapponese, in questa calda serata d'estate romana.
A ricordare le arti giapponesi, il grande ikebana della scuola Ohara, allestito per occasione e per Tanabata (sette notti), festa tradizionale giapponese che cade il 7 luglio di ogni anno, quando le stelle Vega e Altair si incrociano nel cielo.
Viene chiamata anche festa delle stelle, dei desideri e degli innamorati per la sua antica leggenda che vede protagonisti il pastore Hikoboshi (la stella Altair) e la dea Orihime (la stella Vega).
... Vi racconto la storia ...
Nel cielo gli uomini vivevano ad Ovest e le divinità ad Est.
Come è destino di tutte le metà che si devono incontrare, il pastore e la dea, pur appartenenti a due sfere celesti diverse, si innamorarono e si sposarono in gran segreto. Ebbero anche due figli (un maschio e una femmina).
Quando il padre della sposa lo venne a sapere, immediatamente li allontanò, riconducendo la figlia nella terra degli dei. Per evitare il ricongiungimento, creò anche il fiume celeste, la Via Lattea.
I due soffrirono moltissimo della separazione (... pene che tutti gli innamorati conoscono!) tanto che il padre di Orihime, commosso da tante lacrime versate, accordò che i due innamorati potessero vedersi, una sola volta l'anno, la settima notte del settimo mese (ed in caso il cielo fosse stato nuvoloso, avrebbero dovuto rimandare all'anno seguente)
Triste storia questa... ma l'amore non conosce tempo!In questa occasione in Giappone, si usa scrivere un desiderio, una poesia su un foglietto verticale, chiamato tanzaku, da appendere ad un ramoscello di bamboo.
Ovviamente non potevo non appendere anch'io il mio tanzaku, il primo della serata, in cui ho scritto come augurio per tutti: Che il vento porti via tutte le nuvole grigie dai nostri cieli!
Arigato, al prossimo anno... e al prossimo viaggio in Giappone!
(testo e foto Mlu'10)
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